Insegnare è un atto di cura. Parte da qui, con semplicità e potenza, la visione educativa della professoressa Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova e autrice del libro “La scuola che vorrei. B 612 Infinito“. Una visione che scuote le fondamenta della scuola tradizionale e apre scenari nuovi, più umani, più vicini alle reali esigenze di crescita dei nostri figli.
Ospite della trasmissione Formato Famiglia su Rai Radio 1, Lucangeli ha raccontato il senso del suo progetto educativo, spiegando perché oggi sia necessario passare da un modello scolastico incentrato sulla trasmissione di nozioni a uno che metta al centro la persona, il suo sviluppo integrale, le sue emozioni e potenzialità. «Il cervello umano non è un frigorifero dove conservare informazioni», afferma con fermezza. «Apprendere è un processo dinamico, relazionale, che ha bisogno di contesti affettuosi, non giudicanti».
Dal disciplinarista al magister
Alla base del libro c’è una distinzione chiave: quella tra l’insegnante “disciplinarista” e il “magister”. Il primo trasmette contenuti, il secondo accompagna nel farli propri. Non si limita a “insegnare”, ma costruisce un ponte tra il sapere e la persona. «Il magister aiuta l’altro a sviluppare il proprio potenziale», spiega Lucangeli. «Non si limita a valutare ciò che è già acquisito, ma crea le condizioni perché quel potenziale emerga».
È un’idea che richiama la maieutica socratica, ma che oggi trova fondamento anche nelle neuroscienze: la neuroplasticità ci dice che il cervello si trasforma continuamente, e la scuola ha un ruolo determinante in questo processo. Ma serve un approccio diverso, fondato sull’accoglienza emotiva.
Warm cognition: imparare con il cuore
Un altro concetto chiave del pensiero di Lucangeli è quello di warm cognition, letteralmente “cognizione calda”: apprendere con l’emozione, non in sua assenza. «Se un bambino impara con la paura, si attiva un cortocircuito nelle reti neurali: il cervello interpreta l’apprendimento come un rischio e si difende». Al contrario, un ambiente affettuoso, curioso, fiducioso, attiva connessioni durature e positive. È la scienza a dircelo.
Ecco perché parlare di apprendimento affettuoso non è retorica buonista, ma il riconoscimento che l’insegnamento efficace passa per la relazione. Un’educazione emotivamente consapevole abbassa i livelli di stress nei bambini (e negli adulti) e potenzia la motivazione.
Un libro per docenti… e genitori
La scuola che vorrei. B 612 Infinito è un libro pensato per gli insegnanti, certo, ma che parla anche ai genitori. «Chi educa ha bisogno di strumenti», dice Lucangeli. «Non solo per trasmettere saperi, ma per aiutare i ragazzi a sviluppare il meglio di sé». Il riferimento al famoso asteroide del Piccolo Principe, B 612, non è casuale: è il simbolo del desiderio, del prendersi cura di qualcosa di prezioso. E l’aggiunta di “Infinito” nel titolo suggerisce una visione aperta, coraggiosa, rivolta al futuro.
Verso una nuova alleanza educativa
In un’epoca in cui si parla sempre più spesso di crisi della scuola, burnout degli insegnanti e ansia nei ragazzi, Lucangeli propone una “rivoluzione gentile” che parte da un principio semplice e rivoluzionario: la cura. Curare la relazione, le parole, i tempi, le emozioni. È il primo passo per costruire una scuola che non sia solo luogo di istruzione, ma laboratorio di umanità.
