Come può la musica aiutarci ad accompagnare la crescita dei nostri figli?

I bambini amano la musica, le canzoni, i ritmi e, proprio come gli adulti, si rilassano e divertono ascoltando una canzone. Tuttavia gli scienziati hanno scoperto che gli effetti della musica sulle giovani menti dei bambini sono di gran lunga più significativi di quanto si potesse immaginare. La musica influenza lo sviluppo fisico, emotivo e intellettuale di neonati e bambini e ne rafforza lo sviluppo cognitivo e sensoriale.

Daniela Lucangeli ha messo a punto, insieme al musicista Lorenzo Tozzi, due cofanetti che si chiamano I miei primi 1000 giorni in musica (Edizione DeA Planeta, 2021) con il desiderio di trasmettere a mamme, papà, nonni, zii ed educatori ciò che la scienza svela a proposito dei misteri dello sviluppo umano. Un cofanetto è dedicato al periodo prima della nascita, l’altro a quello  da 0 a tre anni.  Entrambi sono completi di cd, card a un manuale che guida i genitori in un viaggio alla scoperta dello sviluppo sensoriale e cognitivo dei piccoli.

Condividere i risultati ottenuti in ambito scientifico vuol dire lavorare insieme affinché ogni bambino possa avere il miglior inizio di vita possibile; vuol dire ridurre le disuguaglianze per il benessere di tutti i bambini.

I miei primi 1000 giorni in musicaLibro + CD
I miei primi 1000 giorni in musica – Per età prenatale
I miei primi 1000 giorni in musica – Da zero a tre anni

Nei due cofanetti firmati da Daniela Lucangeli con Lorenzo Tozzi, musicista e compositore, il percorso è facile e immediato, dal «baciobua», canzoncina e consigli per rassicurare e aiutare i piccoli, a «ti voglio bene mille», brano musicale per sorridersi e guardarsi negli occhi, attivando gli «interruttori emozionali». Fino alla «ninna nanna degli abbracci» che rassicura o «il gioco del cucù», «papà pinguino», «cuore a cuore», «ninna nanna della carezza» E molte altre canzoni. Ogni brano è abbinato a una «card», tessere di cartone che si possono usare tenendole a 20 centimetri dal volto del bebè, nel lato che ha sagome nere su sfondo bianco fino ai sei mesi, per passare poi al lato colorato, dai sei mesi in poi.

Le capacità musicali del neonato
Come spiega la professoressa Lucangeli, appena nato il bambino è già sensibile all’intensità del suono – riconosce perciò forte e piano –, distingue diverse scale e accordi e, nel contesto occidentale, sembra preferire le scale armoniche – con la loro precisa architettura di note – a quelle disarmoniche.
Il bambino riconosce brani e voci di cui ha fatto esperienza in gravidanza e utilizza la percezione dei suoni per apprendere competenze sociali e linguistiche. A poche settimane di vita, è in grado di riconoscere una melodia che ha ascoltato alcuni giorni prima, e a sei mesi una particolare musica, anche se modificata nei toni. L’orecchio del neonato distingue suoni acuti o gravi, la loro durata e anche altri elementi più complessi che riguardano la melodia e il ritmo.

Il cervello musicale
Molte parti del sistema uditivo sono antiche, e le condividiamo con altri animali. Alcune aree del nostro cervello ci aiutano a creare fondamentali schemi ritmici, necessari per produrre musica ma anche soltanto per camminare.
La tendenza a muoverci in sincronia con un battito musicale (per esempio attraverso il movimento della testa, il battito del piede o la danza) non è invece osservata in altre specie diverse dall’uomo.
I suoni raggiungono il cervello musicale attraverso la corteccia uditiva, che è connessa al sistema limbico, ossia una delle aree più antiche del cervello in termini evolutivi. Il sistema limbico assolve importanti compiti, fra cui la regolazione delle ricompense, e può avere un ruolo importante nel facilitare l’apprendimento e l’attivazione delle nostre emozioni. Insieme alla musica, infatti, rievochiamo sentimenti e stati d’animo: ciò che ascoltiamo e le emozioni che proviamo sono strettamente connessi. Imparare, scoprire e acquisire competenze va di pari passo con la felicità e il ben-essere, e la musica da questo punto di vista è di grande aiuto.